Il Salone del Mobile 2017



Come ogni anno, il Salone del Mobile ha acceso i riflettori su Milano, consacrata principessa del design più che mai, ed il mio taccuino si è riempito di appunti, schizzi ed impressioni su questo meraviglioso parco divertimenti del buon gusto. La chiave di lettura dell’edizione appena passata del Salone 2017 è stata la celebrazione del Design nel senso più primitivo del termine, quello elegante, minimale ed autentico degli anni Cinquanta in particolare: un ritorno al concetto stesso di prodotto disegnato con cura, e non solo oggetto-feticcio per una cerchia ristretta di soli eletti ed addetti ai lavori, come se finalmente fossero stati i fruitori stessi ad essere diventati più consapevoli ed attenti al dettaglio e al progetto, su tutti i livelli, ed avessero abbracciato l’idea di design non più dichiaratamente elitario, ma sempre più democratico e comprensibile.

L’estetica che caratterizza tutti gli spazi espositivi è quella rassicurante ed equilibrata del New Normal: è il fascino discreto dei pezzi basici dalle linee minimali che abbracciano il perfetto dualismo tra forma e funzione, dei materiali naturali e caldi come il legno dalle venature dichiarate al tatto, l’ottone ed il rame lucidi o spazzolati, il cuoio morbido, il cotone, il marmo; delle palette delicate che virano da tonalità soft (beige, grigio, ocra, verde salvia, avorio) a colori più caldi (rosso amaranto, senape) o freddi (blu notte, azzurro polvere) senza però mai farlo ad alta voce.

Gli ambienti sono sempre più curati, come piccoli mondi racchiusi in stands tutt’altro che semplici padiglioni espositivi, ma luoghi intimi capaci di ricreare angoli vissuti ed evocare sensazioni.

Lo stand di PORADA si ispira dichiaratamente al design anni ‘50 e ‘60 con linee sobrie ed eleganti, SOFTHOUSE avvolge con le sue imbottiture morbide, RIMADESIO usa metalli lucidi e raffinati, FORMER/BUSNELLI racconta archetipi classici in un ambiente sospeso, quasi surreale, formato da pilastri sottili, archi, sfere, forme geometriche pure.


C’è un desiderio meravigliosamente diffuso di portare la vegetazione all’interno degli spazi, con richiami verdi che scendono da strutture a soffitto (ROSENTHAL, TWILS)o vere e proprie giungle urbane (KARMAN, POLIFORM).

Non manca la vena ironica e dissacrante delle coloratissime esplosioni pop di MINIFORMS, SELETTI e soprattutto PEDRALI, con il bellissimo allestimento Solid Geometry.
L’ “elemento d’arredo” più concettuale è la luce, così impalpabile ma capace di configurare uno spazio come nessun’altro: ZEITRAUM e PANZERI destrutturano la lampada classica nelle sue forme più pure, ARTEMIDE disegna linee sinuose e luminose che si rincorrono sospese tra tendaggi semitrasparenti, VIBIA illumina con sfere sospese tra linee geometriche.



L’essenza del design contemporaneo sembra essere la sua accessibilità, senza però nascondere la ricerca per i materiali pregiati, la cura del dettaglio, la raffinatezza delle forme. E’ questo il concetto stesso di design, che sembra sospeso in una dimensione a-temporale, eterna, tradizionale ma sempre attuale. Il mio desiderio è quello che anche il prossimo Salone del Mobile possa continuare in questa direzione, magari sottolineando maggiormente la forza che sta dietro al progetto, la ricerca, l’innovazione e perché no, il rischio dell’osare. Vorrei che ci fosse più contaminazione di stili e differenziazione nel carattere, mi piacerebbe che i prodotti potessero davvero vivere in questo presente, con richiami a tradizioni diverse dalle nostre ma, ora soprattutto, così reali, visibili e vivibili.


Irene Bagni per Giulia Nicole
Photo Credits: Irene Bagni

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